Casa editrice: Ed. Einaudi
Questa è una storia di figli lasciati dai genitori, di figli che scappano, di figli posseduti come un cappotto d'ermellino e presto riposti nel baule della colpa. Le vite, per quella gente, erano di chi se le prendeva, di chi le comprava, di chi ne aveva cura per curare se stesso. Per me, donna senza radici, l'ascolto delle storie di famiglia somigliava alla magia di leggere i fondi di caffé: tante macchie, alcune persone, tante interpretazioni, alcune vite. Molte impronte. Una magia larga, che andava oltre le parole, i riti, le memorie. Una magia che tracima da una vita in altre vite».